1937
Gianni Colombo nasce a Milano l’1 gennaio. Appartiene ad una famiglia di imprenditori milanese: il padre, Giuseppe Colombo, eredita un’azienda industriale di passamaneria trasformandola in una fabbrica di conduttori elettrici. La madre, Tina Benevolo, suona pianoforte, strumento studiato anche dal figlio, attraverso l’insegnamento del compositore Lucio Lattuada. Ha due fratelli, Cesare, di sette anni più grande (noto con il nome d’arte Joe, è entrato nella storia del design italiano come uno dei progettisti più creativi e sperimentali degli anni Sessanta) e Sergio, maggiore di entrambi, scomparso in tenera età.
1955
Anno a cui risalgono i primi lavori di pittura, scultura e ceramica.
Dal 1956 al 1959
Studia all’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando i corsi di pittura tenuti da Achille Funi e Pompeo Borra, e lavorando prima in uno studio, in via Montegrappa a Milano, con Davide Boriani e Gabrile De Vecchi , poi in uno adiacente a quello del fratello Joe (dal 1958 in via Foppa, in un locale dello stabilimento del padre; dal 1961 al 1965 in viale Piave e dal 1965 al 1968 in via Argelati). In questi anni espone regolarmente lavori in ceramica al Concorso Nazionale della ceramica di Faenza e alla Mostra nazionale della ceramica di Gubbio. Esordisce anche con opere astratte, sperimentando materiali e linguaggi diversi, dalla ceramica alla grafica, dalla fotografia al cinema, realizzando, per influenza della lezione di Lucio Fontana, opere polimateriche e rilievi monocromi in ovatta che, nel 1959, espone alla galleria Azimut di Milano, galleria alla cui realizzazione collabora con Piero Manzoni, Enrico Castellani, Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi. Sempre in quell’anno, a Milano, Gianni Colombo fonda con Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele De Vecchi il Gruppo T (nel quale entrerà, dall’anno successivo, anche Grazia Varisco), le cui manifestazioni collettive e personali prenderanno il titolo di Miriorama (mille immagini), numerate progressivamente per sottolineare la continuità di un programma comune che orienterà per diversi anni il lavoro del gruppo, recuperando temi delle avanguardie storiche (in particolare di futuristi, dadaisti e costruttivisti), rielaborati in funzione delle sperimentazioni e delle ricerche artistiche più recenti: lo Spazialismo di Lucio Fontana e i suoi Ambienti, le Macchine inutili di Munari e Tinguely, le Linee e gli Achromes di Manzoni. Il fine del gruppo è quello di abolire ogni frontiera statica tra pittura, scultura e architettura.
1960
È anno a cui risale la prima mostra collettiva, Miriorama, che comprende lavori, volutamente non firmati dagli artisti, rivolti allo studio della tematica spazio-tempo nell’opera d’arte. In questa mostra si ritrovano già i tratti caratteristici su cui si basa tutta la ricerca di Gianni Colombo, cioè lo spazio con l’invasione dell’ambiente, il tempo inteso come movimento, divenire, e la provocazione di una reazione fisico-psichica nello spettatore, tramite lo stupore. L’opera non ha più un’immagine unica, fissa: la ripetitività del movimento viene evitata tramite l’introduzione di una componente casuale, che, nelle successive realizzazioni, sarà determinata dall’intervento diretto dello spettatore. Nei mesi successivi si susseguono, sempre alla Galleria Pater di Milano, altre quattro manifestazioni Miriorama dedicate ai singoli componenti del gruppo: il 9 febbraio 1960, con Miriorama 4, si ha la prima mostra personale di Gianni Colombo, mostra in cui espone le sue prime opere cinetiche: le Superfici in variazione ed i Rilievi intermutabili, la cui novità è rappresentata dall’intervento diretto dello spettatore per essere attivate, e le prime superfici a ripartizione omogenea con movimenti ritmici ad animazione elettromeccanica (Strutturazione pulsante), che sottolineano l’interesse per lo spazio architettonico e per i suoi elementi costruttivi primari. Facendosi erede dell’indicazione fontaniana di andare al di là della superficie, di attraversarla, Gianni Colombo non considera affatto la superficie dell’opera come luogo della mimesi astratto-contemplativa: quello che è importante per lui è il rapporto diretto con lo spettatore, che diventa parte attiva dell’opera, soggetto e non oggetto della rappresentazione artistica. Le esposizioni collettive del gruppo continuano con le in successive edizioni di Miriorama, in cui gli artisti sperimentano oggetti che funzionano meccanicamente, come Rotoplastik, esposto da Colombo in Miriorama 8, nel dicembre del 1960. La volontà di superare la concezione tradizionale di opera d’arte porta Gianni Colombo a sperimentare nuove strutture percettive attraverso giochi di luce, realizzando opere mediante plexiglass (Crono-cromo-strutture), proiezioni di luce su specchi posti in vibrazione (Sismostrutture), forme e movimenti virtuali apparenti, con strutture a movimento rapido (Strutturazione acentrica, Roto-optic), immagini postume prodotte da flashes ritmici attraverso schermi perforati rotanti (After-structures, After-points).
1962
A partire da questo anno svolge studi di relazioni successive tra forme geometriche (tavole di grafica programmata) e inizia la produzione in serie di Rotoplastick e di Strutturazione fluida, utilizzando tecniche industriali. L’oggetto multiplo è concepito per essere prodotto con tecniche industriali, in un numero di copie potenzialmente illimitato, a partire da un prototipo avente valore esclusivamente progettuale. Non esiste quindi un originale da riprodurre, ma una serie di oggetti identici aventi tutti indistintamente il medesimo valore, lo stesso carattere di autenticità e di originalità. Nello stesso anno, i componenti del Gruppo T partecipano, a titolo individuale, all’organizzazione dell’esposizione Arte programmata, una mostra itinerante organizzata da Bruno Munari e presentata tra il 1962 e il 1965 nei Negozi Olivetti di Milano, Roma, Venezia, poi in gallerie e musei a Londra, in Giappone, in Germania e in varie città degli Stati Uniti.
1963
I componenti del Gruppo T partecipano, ancora a titolo individuale, all’organizzazione del movimento internazionale Nouvelle Tendance ed alle successive esposizioni del movimento. Nel 1963 Gianni Colombo è invitato, con tutti gli artisti cinetico-programmati, alla IV Biennale di San Marino, Oltre l’informale.
1964
Per il progetto della lampada Acrilica, disegnata nel 1962 per O-Luce, Gianni Colombo ottiene insieme al fratello Joe la Medaglia d’oro per il design alla XIII Triennale di Milano. Con il fratello collabora anche alla realizzazione di alcuni allestimenti fieristici, tra cui Eurodomus 1 a Genova. AI XIV Convegno internazionale artisti e critici d’arte di Rimini, Gianni Colombo riceve la medaglia d’oro. Nel 1964 Gianni Colombo partecipa all’ultima mostra collettiva del Gruppo T, Miriorama 14, allo Studio F di Ulm. Da questo momento il campo d’azione estetica privilegiato da Gianni Colombo diventa lo spazio ambientale, progettato come luogo di attiva sollecitazione di eventi percettivi, sensoriali e comportamentali, che coinvolgono direttamente gli spettatori. Colombo crea degli ambienti abitabili e praticabili che, progressivamente, da spazi neutri e “astratti” (dove il pubblico è immerso in eventi cinetici di natura luminosa), diventano sempre più spazi legati a una progettazione architettonica, con l’intento di far ripensare allo spettatore il concetto di spazio, modificandone la percezione dell’ambiente, quasi a sottolineare la fragilità delle convinzioni dettate dall’abitudine. Nel 1964, a Parigi, al Musée des Arts Décoratifs del Louvre, in occasione dell’esposizione Nouvelle Tendance, Gianni Colombo realizza il suo primo ambiente abitabile, Strutturazione cinevisuale abitabile. L’artista riceve inoltre l’incarico di realizzare una Superficie pulsante di ben 25 metri quadrati per l’ingresso dell’esposizione. Attraverso un lavoro di così ampie dimensioni, insieme alle diverse azioni cinetiche simultanee della superficie, si innesca necessariamente il movimento attivo dello spettatore, non solo dello sguardo (non più legato a un centro di attenzione determinato), ma anche di tutta la persona, che è spinta a spostarsi avanti e indietro, a destra e a sinistra, per cercare di cogliere il senso complessivo dei fenomeni ritmici polivisivi che animano tutta l’estensione del campo.
1965
A Zagabria, Gianni Colombo prende parte alla terza edizione di Nova tendencija. Per l’occasione realizza Topoestesia-Ambiente sperimentale a zone contigue, un ambiente coinvolgente il comportamento dello spettatore, i suoi riflessi di postura (sinestesia, bariestesia, topoestesia). Con Strutturazione cinevisuale abitabile prima (1964), e con Strutturazione cinevisuale ambientale poi (1965), non c’è rapporto con l’opera, se non nel collocandocisi dentro. Sempre nel 1965, Gianni Colombo partecipa a Nul ’65, allo Stedelijk Museum di Amsterdam, e avvia i contatti con gli artisti del Gruppo Zero di Düsseldorf. E’invitato inoltre alla mostra Licht und Bewegung presso la Kunsthalle di Berna.
1966
Alla Galleria dell’Obelisco di Roma, Gianni Colombo presenta After Structures (ideate nel 1964) e After Points: immagini postume prodotte nella retina da flash di colori primari e composti, temporizzati, collocati dietro schermi perforati rotanti. Espone inoltre alla mostra Kunst-Licht-Kunst allo Stedelijk Van Abbe Museum di Eindhoven.
1967
È l’anno della consacrazione ufficiale in Italia e in Europa del tema “ambiente spaziale”. A Graz (Trigon ’67) viene allestita una mostra di ambienti, mentre a Foligno si svolge una mostra che è forse tra le più celebri in questo periodo, Lo spazio dell’immagine, in cui insieme a Gabriele De Vecchi progetta Ambiente a strutturazione virtuale. Sempre nel 1967, presenta per la prima volta l’ambiente Spazio elastico, progettato nel 1966 e realizzato per Trigon ’67 a Graz. Lo Spazio elastico è l’ambiente più noto tra quelli realizzati da Colombo, rappresentando l’esito più alto della fase cinevisuale: è un ambiente che palpita, coinvolgendo lo spettatore con tracciati immaginativi che vengono percepiti diversamente da persona a persona. Alla XXXVI Biennale di Venezia del 1968, l’ambiente Spazio elastico vince il Primo Premio per la pittura. Lo stesso lavoro è presentato a Documenta 4 a Kassel, insieme a Topoestesia-Tre zone contigue (1965).
1969
A partire da questo periodo, Gianni Colombo approfondisce gli studi sulla commutazione di patterns ottenuti con generatori elettronici, visualizzati su cinescopio televisivo e pilotati con vobulatori: Segnali vobulati (videotape). Prende parte alla mostra Konstruktive Kunst alla Kunsthalle di Norimberga. Realizza inoltre l’ambiente Zoom Squares, che presenta alla mostra Art actuel en Italie al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e a Belgrado.
1970
Collabora con Vincenzo Agnetti, con il quale realizza l’ambiente Campo praticabile allo Studio Marconi di Milano. A Montepulciano, per l’esposizione Amore mio, realizza gli Ingombri estetici. Sempre nel 1970, Gianni Colombo partecipa all’esposizione Vitalità del negativo, a Roma, dove realizza una nuova variante dell’ambiente Topoestesia-zone contigue. Alla Galleria La Città di Verona presenta il lavoro ambientale Zoom Squares – Cromo(crono)dromo. Al Museo Civico di Bologna, in occasione della mostra Comportamenti, progetti, mediazioni, curata da T. Trini e R. Barilli, espone il videotape Segnali vobulati, del 1969.
1969-70
Gianni Colombo presenta, nell’ampio spazio del Telemuseo curato da Tommaso Trini nei locali della Triennale di Milano, per Eurodomus 3, il video Vobulazione e Bioeloquenza negativa, realizzato in collaborazione con Vincenzo Agnetti: si tratta di un brano televisivo di nove minuti, elaborato elettronicamente su banda magnetica per videocassette. Colombo rielabora visivamente una figura geometrica, mentre per il sonoro Agnetti utilizza il “neg”, strumento ideato per ottenere il negativo del suono (per percepire o la nota fissa in sostituzione del silenzio, o il silenzio in sostituzione della voce).
1971
Colombo tiene un’esposizione personale alla Neue Galerie am Landesmuseum di Graz. L’anno seguente, Gianni Colombo tiene una nuova personale al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, presentato da G. C. Argan. Insieme a Livio Castiglioni dirige il film per Total Furnishing Unit, un lavoro presentato dal fratello Joe alla mostra Italy-The New Domestic Landscape presso il Museum of Modem Art di New York.
1973
È chiamato a far parte della commissione ordinatrice per la sezione La ricerca estetica alla X Quadriennale di Roma.
1975
Progetta e realizza l’ambiente Bariestesia, che presenta allo Studio Marconi di Milano. Lo stesso anno mette a punto il progetto per l’ambiente 0«–»220 Volt, basato su contrasti di luminosità intermittenti emanate da diffusori di forma e materiali diversi. Il lavoro è presentato nella mostra personale allo Städtishes Museum di Leverkusen. Nelle Bariestesie e nelle Topoestesie Gianni Colombo stimola paradossali pratiche ambientali tramite percorsi di gradini e soglie deformati. Partendo da gesti quotidiani, quali il salire le scale, sperimenta nuovi equilibri per modificare le sensazioni dello spettatore, stupendolo attraverso la creazione di luoghi sinestetici, campi d’interazione tra i vari organi sensoriali. La volontà è quella di turbare la passività percettiva dei luoghi, dalla galleria al museo, dalla casa al palazzo, mostrando l’inerzia del loro utilizzo.
1976
Gianni Colombo espone a Europa-America – L’astrazione determinata (Bologna, Galleria Comunale d’Arte Moderna) e alle Biennali di Venezia e Sydney. Tiene inoltre delle mostre personali alla Kunsthalle di Baden-Baden e a quella di Kiel. Baden-Baden e a quella di Kiel.
1977
Sceglie di “mettersi” letteralmente “al posto di” Buster Keaton nel fotogramma del film A week (1920), riflettendo sulla distorsione della casa, sull’alterazione del costruire: questo fotogramma viene pubblicato in apertura al catalogo della mostra allo Stedelijk Van Abbe Museum di Eindhoven del 1981, esprimendo il sottile dissidio che, da artista, Colombo avvertiva nei confronti del progettare concretamente dell’architetto.
1978
Gianni Colombo realizza l’ambiente Topoestesia-Pilastri, che presenta alla mostra I nodi della rappresentazione a Ravenna. Sempre in quest’anno Colombo viene incaricato dalla città di Como della progettazione di un complesso monumentale dedicato al tema della Resistenza europea: impiegherà sei anni a realizzare quest’opera.
1979
In collaborazione con Emilio Tadini e Gianfranco Pardi, Gianni Colombo progetta Borgotondo, un parco giochi per bambini costruito a Mirandola. Lo stesso anno è nominato docente di “Strutturazione dello spazio” alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, di cui dal 1985 assume anche la direzione.
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1980
Per la mostra Pier + Ocean alla Hayward Gallery di Londra, Gianni Colombo realizza Entrexit (Soglia), un’applicazione delle Topoestesie. Nei primi anni Ottanta inizia a lavorare a una serie di ambienti intitolati Architetture cacogoniometriche-archi che presenta nella personale ordinata allo Stedelijk Van Abbe Museum di Eindhoven (1981) e alla mostra Arte italiana 1960-1982 alla Hayward Gallery di Londra (1982).
1981
Vince il concorso Kunst am Bau a Berlino per la realizzazione di una costruzione monumentale nella città (progetto che non verrà eseguito). Lo stesso anno mette a punto il lavoro ambientale Luce/Ombra, presentato allo Studio Grossetti di Milano. Realizza inoltre le scenografie per il film di Adry Boon Plus Echo, girato in Olanda.
1984
Tiene una mostra personale al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano dove presenta l’ambiente Architettura cacogoniometrica-colonne. Lo stesso ambiente è riproposto alla Biennale di Venezia.
1986
Crea le scenografie per Stephen Climax di H. Zender all’Opertheater di Francoforte.
1987
Inizia a collaborare con la FIAM, per conto della quale realizza alcuni allestimenti presso la Galleria Schubert di Milano, la Intemationale Mobelmesse di Colonia (1989) e lo Show Room Gherardini di Milano (1992).
1987
Gianni Colombo realizza le Catastrofetture, deformando elementi architettonici classici attraverso lo schermo di un computer.
1988
Gianni Colombo realizza l’ambiente Spazio curvo, costruito con tubi di plastica e motori elettrici, presentato alla mostra Installazioni di Villa Borzino a Busalla (Genova) e, l’anno successivo, alla Galleria Turchetto/Plurima di Milano.
1990
Gianni Colombo è invitato alla mostra itinerante L’altra scultura (curata da Renato Barilli) che si tiene a Madrid, Barcellona e Darmstadt.
1992
Nel suggestivo spazio della Galerie Hoffmann a Friedberg, presenta il suo ultimo lavoro ambientale, Spazio diagoniometrico, realizzato con grandi coni di carta fotografica alti circa tre metri mossi da motori elettrici.
1993
Il 3 febbraio Gianni Colombo muore improvvisamente all’ospedale di Melzo.